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Insonnia, i rimedi ayurvedici

13 Set 16
admin
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l sonno è una modalità naturale che ci consente di nutrire il corpo, la mente e lo spirito. E’ un aspetto essenziale per mantenere la salute, poiché ci permette di rinnovare il nostro sistema corpo/mente e ci consente di mantenere in equilibrio le funzioni psicofisiche.

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L’Ayurveda considera il sonno un fattore importante tanto quanto l’alimentazione, ed è considerato una parte integrante dello stile di vita, alla base della salute e del suo mantenimento. Il sonno è infatti irrinunciabile per gli essere umani che trascorrono in realtà circa un terzo della loro vita dormendo.
Nel più antico e famoso trattato di Medicina Ayurvedica la Charaka Samhita è chiaramente detto che: “felicità e miseria, crescita adeguata o inadeguata, forza e debolezza, fertilità e sterilità, conoscenza ed ignoranza e vita e morte di una persona dipendono dalla qualità del suo sonno”. La perdita del sonno, o insonnia, è un problema molto diffuso e complesso, che spazia dalla difficoltà nell’addormentamento a peculiari alterazioni della qualità e della durata del sonno. I disturbi del sonno influiscono in maniera determinante sulle attività quotidiane ed in particolar modo in quelle dove è richiesto un più alto livello di attenzione e prontezza.

È importante puntualizzare che l’insonnia può esporre a gravi rischi di incidenti stradali e sul lavoro. Quando i disturbi inoltre si protraggono nel tempo, assumendo tratti di cronicità, possono oltre agli aspetti funzionali, dar luogo a modificazioni fisiologiche che conducono a vari disturbi e patologie. Gli studi epidemiologici sull’insonnia sono scarsi ed abbastanza complessi in ragione della difficoltà nel definire esattamente il disturbo del sonno ed i suoi aspetti qualitativi sia notturni che diurni. Non tutti poi soffrono dello stesso tipo di insonnia. Emerge tuttavia che in Italia vi è una prevalenza di inonni pari ad almeno il 10% della popolazione generale, quindi si tratta di almeno 6 milioni di persone. Mentre negli USA tale percentuale si attesta ad oltre il 15%.

Prakriti e sonno
Secondo l’Ayurveda, la quantità di sonno necessaria varia da persona a persona in relazione alla costituzione psicofisica individuale che viene chiamata Prakriti. Le persone con una costituzione prevalentemente Kapha sono quelle che tendono a dormire tanto, oltre il reale bisogno quando in realtà per mantenersi al meglio dovrebbero dormire al massimo 6/7 ore. Al contrario le persone con prevalente espressione di Pitta tendono a dormire in modo moderato e di solito non più di 7 ore. Gli individui con costituzione prevalentemente Vata dormono ancora meno, essendo a loro sufficienti 6 ore o poco più. Le necessità di sonno variano poi anche in relazione all’età: i neonati devono dormire molto anche 16 ore su 24, i bambini normalmente dormono intorno alle 10 ore, mentre le persone anziane tendono a dormire sempre meno; mano a mano che l’età avanza sempre più raramente potranno godere di un sonno profondo e continuo per più di 4 o 5 ore.

Principi dell’Ayurveda
Ricordiamo brevemente i principi su cui si fonda l’Ayurveda. Un individuo è l’espressione unica della combinazione dei Cinque Elementi, o stati della materia, Etere, Aria, Fuoco, Acqua, Terra, che si esprimono funzionalmente in tre energie fondamentali chiamate Dosha: Vata, Pitta e Kapha. Vata Dosha è caratterizzato dalle qualità legate alla leggerezza, freddezza, irregolarità e durezza; esprime il principio del movimento e presiede alle funzioni del sistema nervoso e di tutto ciò che si muove. Pitta Dosha ha le qualità legate al calore, alla diffusione ed alla penetrazione; esprime il principio della trasformazione, governa i processi digestivi e metabolici. Kapha Dosha che esprime le qualità legate alla pesantezza, lentezza, stabilità, indica il principio della coesione, ed è responsabile della struttura e del mantenimento del corpo.

La costituzione individuale (Prakriti) è determinata dalla combinazione dei Dosha e dalla loro prevalenza; rappresenta la salute ideale ma ci indica anche le predisposizioni individuali verso possibili squilibri e malattie. L’Ayurveda vede l’uomo come una miniatura della natura e questo significa che i principi presenti nella natura sono gli stessi presenti nell’uomo. Sulla base di questa visione quindi, ovvero che il principio del simile aumenta il simile e diminuisce il dissimile, osserviamo come gli elementi dell’ambiente influenzano lo stato dell’organismo. Errate abitudini, non adeguato stile di vita, alimentazione e stress agiscono sbilanciando l’armonia dei Dosha, e mettendo in evidenza il disturbo che viene caratterizzato proprio dall’aumento delle qualità proprie del Dosha, espresso anche dal fattore ambientale. In Ayurveda nulla è lasciato al caso, strette relazioni collegano tutti gli elementi animati ed inanimati del creato in un continuo gioco di equilibri. Tutto influenza tutto, le interazioni sono sempre reciproche e si trasmettono in sequenze infinite; una nostra minima azione, un minimo segno dell’organismo si ripercuote sull’ambiente circostante e si propaga nei suoi effetti come le onde concentriche di un sasso gettato in uno stagno, mentre dall’ambiente noi riceviamo le stesse informazioni che ci modellano continuamente ed in modo incessante.
Fasi del giorno
L’Ayurveda ci consiglia quindi di vivere in sintonia con la natura ed i suoi ritmi: ogni giorno siamo attraversati da onde di cambiamento, ognuna delle quali porta le informazioni dell’ambiente di quel momento, ed abbiamo quindi un ciclo Kapha, poi un ciclo Pitta e infine un ciclo Vata, queste tre fasi si avvicendano dall’alba al tramonto e poi di nuovo dal tramonto all’alba. In questi momenti sentiamo aumentare le caratteristiche di quei Dosha in modo proporzionale alla loro presenza nel nostro organismo, per la legge del simile che aumenta il simile, e sempre in virtù di questa legge le malattie, che essenzialmente sono caratterizzate dall’eccesso di uno o più Dosha, manifesteranno i loro picchi di gravità. Considerando un orologio ideale, possiamo dividere le 24 ore della giornata in 3 coppie di periodi secondo l’influenza doshica, i passaggi sono graduali e la rappresentazione grafica di queste influenze può essere espressa come la sovrapposizione di tre sinusoidi. Dalle 6 alle 10 della mattina: l’ambiente esprime le qualità di Kapha così come avviene di nuovo dalle 18 alle 22. Sono questi i momenti della giornata in cui sperimentiamo maggiormente un senso di “pesantezza” che si traduce ad esempio nella lentezza ad “ingranare” tanto più tardi ci alziamo la mattina, ma anche la stanchezza vespertina anche in assenza di una attività che la giustifichi. Dal lato patologico le qualità di Kapha sono ben espresse dalla depressione che in queste due fasi della giornata esprimerà i suoi momenti peggiori. Dalle 10 alle 14 prevale Pitta che stimola i processi digestivi e la sensazione della fame che proviamo, diversamente dal periodo che va dalle 22 alle 2 in cui Pitta stimola la fase più profonda, quella metabolica, della digestione e la fase emuntoria. Le ulcere, manifestazioni patologiche in cui Pitta è protagonista presentano le loro esacerbazioni proprio in questi periodi della giornata. Dalle 14 alle 18 e dalle 2 alle 4 domina Vata con le sue qualità di movimento ed instabilità, sono le fasi in cui noi ci muoviamo nell’ambiente con cui interagiamo di più, oppure sono le fasi del sonno più leggero, il momento in cui spesso ci alziamo per andare in bagno (altro elemento controllato da Vata) o in cui si manifestano segni fisiologici quali il flusso mestruale o le doglie del parto, sempre controllati da questo Dosha. Dal punto di vista delle esacerbazioni di sintomi di malattie correlate con Vata, possiamo citare ad esempio l’insonnia, frequentissima dalle 2 alle 6, così come gli attacchi di ansia e di panico avvengono più di frequente dalle 14 alle 18.

Anidra
Su questa base potremo quindi individuare diverse tipologie di insonnia basate sulle qualità dei Dosha in squilibrio o secondo la loro combinazione. L’Ayurveda identifica generalmente l’insonnia, detta Anidra in sanscrito, come conseguenza di un eccesso di Vata Dosha, di Pitta Dosha o di una combinazione dei due.
Le varie combinazioni risultanti con la Prakriti, o costituzione individuale, danno ragione della eterogeneità dei numerosi quadri sintomatologici. L’insonnia può essere il sintomo di una vita stressante, ma anche di depressione, ansia, altre condizioni psichiatriche o altre patologie.

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L’insonnia di tipo Vata significa che sono presenti in modo eccessivo le qualità che contraddistinguono Vata Dosha. Leggerezza e mobilità rendono difficile alla mente fermarsi e riposare. Una persona con un eccesso di Vata avrà difficoltà ad addormentarsi a causa della tendenza della sua mente a reiterare idee, pensieri ed emozioni della giornata appena trascorsa.
Oltre a ciò il sonno sarà leggero ed agitato, caratterizzato da sogni movimentati e difficilmente si riuscirà a raggiungere un sonno tranquillo e soprattutto profondo. Vi sarà la tendenza a svegliarsi spesso e, sulla base dell’orologio doshico, soprattutto nella fascia oraria che va dalle 2 alle 5 del mattino, il periodo dominato appunto dal Vata ambientale. Il risveglio in questo orario renderà difficoltosa la ripresa del sonno.

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L’attività psicofisica continua ed incessante che caratterizza gli individui di tipologia Pitta sarà all’origine dei loro disturbi del sonno. Saranno ancora più evidenti se il paziente andrà a dormire in ora tarda, dopo le 22/23; una persona con queste caratteristiche doshiche non avrà una chiara percezione di stanchezza e rimarrà sveglia ed attiva più a lungo. Secondo l’orologio doshico, a quest’ora le caratteristiche tipiche di Pitta si esaltano e fanno sì che non si avverta il bisogno di sonno. Se la veglia si protrae fino alle 2, si entrerà in fase doshica Vata ed allora l’insonnia sarà completa e conclamata, il paziente cercherà ulteriori attività fisiche e mentali per dissipare l’accumulo energetico. La vita notturna degli individui Pitta è caratterizzata da intensa attività mentale, principalmente relativa alle attività diurne, e i disturbi del sonno saranno accentuati anche dalla tendenza ad indulgere in spuntini notturni in virtù dell’apparente assenza di necessità di dormire. Tutto ciò porterà ad un peggioramento della qualità di sonno residua e della digestione in generale. Sono pazienti che riferiranno stanchezza al risveglio e sensazione di non aver dormito.

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I disturbi del sonno di tipo Kapha sono rari e principalmente caratterizzati da letargia e sonno eccessivo per cui i pazienti si risvegliano non riposati e soprattutto confusi. Sono pazienti che tenderanno ad un risveglio molto tardivo che peggiorerà la loro sensazione di stanchezza a spossatezza. È una situazione frequente in situazioni di depressione primaria. Può anche essere presente l’obesità come fattore concomitante.
Approccio terapeutico

Attualmente la Medicina Moderna utilizza presidi farmacologici di vario tipo per il trattamento dell’insonnia. Tutti diretti ad indurre il sonno in modo artificiale ed ad aumentarne la quantità in termini di durata, ma non in termini di qualità. Tali farmaci inoltre inducono facilmente dipendenza e se assunti per periodi lunghi possono avere effetti collaterali significativi. Per l’Ayurveda il sonno non è solo necessario per un recupero fisico, ma è un fenomeno primario in cui l’individuo è attivo nell’elaborazione, metabolismo e rimozione di stati mentali ed emozioni. Un farmaco che inibisce questi meccanismi, magari alterando anche l’elaborazione onirica, porterà il paziente ad accumuli inconsci che si esprimeranno in una sempre maggiore tensione che sfocerà poi in un maggiore bisogno di sonno, da qui la dipendenza e l’assuefazione. L’approccio terapeutico dell’Ayurveda è multidimensionale e lo è anche in relazione all’insonnia. Si avvale di rimedi terapeutici per via interna ed esterna, ma interviene anche con adeguate indicazioni alimentari, correzione dello stile di vita ed adeguata gestione emozionale. Tutto viene utilizzato per cercare di variare le condizioni che sono all’origine del sintomo insonnia.

Shirodhara
Fra i trattamenti fisici riveste particolare importanza un particolare trattamento ayurvedico chiamato Shirodhara, è una pratica in cui un filo costante di sostanza medicata (di norma un olio) viene fatto colare sulla fronte e sulla testa del paziente con movimento oscillante. La sostanza o l’olio medicato vengono accuratamente scelti secondo la tipologia dei disturbi del paziente, così come il tempo di applicazione che va dai 45 ai 60 minuti. f132ba5198bc6ab7636c558dce618ebcQuesta pratica purtroppo viene in occidente da molti considerata in modo superficiale e con la stessa superficialità viene talvolta applicata perfino nelle SPA, rischiando pericolose conseguenze per gli utenti. Lo Shirodhara è una delle tecniche che è bene eseguire solo dietro prescrizione medica perché presenta risvolti psicofisiologici importanti, e non a caso viene considerata in Ayurveda come uno dei più importanti trattamenti fisici utilizzati in psichiatria. Il suo meccanismo di azione è molto complesso e recentemente sono state fatti interessanti studi sperimentali che hanno portato ad una prima interpretazione che vede coinvolti meccanismi di tipo psiconeuroimmunologico. Gli effetti sono molteplici e vanno dall’attivazione della circolazione periferica all’azione simpaticolitica e ansiolitica. In Ayurveda le indicazioni classiche dello Shirodhara oltre all’insonnia ed i disturbi del sonno riguardano praticamente tutte le indicazioni neuropschiatriche quali ad esempio: il riequilibrio delle attività intellettive ed emozionali, i problemi di memoria e di attenzione, la cefalea, i disturbi di personalità, l’autismo, la depressione. Nonostante l’evidente necessità di una personalizzazione dello schema terapeutico, possiamo comunque tracciare alcune linee guida generali ed adottare semplici accorgimenti che si rivelano utili per migliorare la qualità e la quantità del sonno.

Linee guida per il sonno
Un primo importante elemento risiede nel riservare al sonno il tempo necessario, questa affermazione è meno ovvia di quello che sembra, poiché la vita moderna ci costringe talvolta a comprimere in modo innaturale i nostri tempi ed a lasciare per le necessità fisiologiche solo alcuni ritagli. È importante quindi la regolarità, non andare a letto troppo tardi quindi non dopo le 23, e svegliarsi presto la mattina non più tardi delle 6-7. Altro elemento decisivo per un buon sonno è l’alimentazione, alla sera non deve essere mai troppo pesante o eccessiva e devono comunque trascorrere almeno 2 ore fra la fine della cena ed il momento di andare a letto. È bene favorire i cibi caldi ed oleosi. È inoltre importante lavarsi i denti subito dopo cena e non subito prima di andare a letto. Spazzolarsi i denti ha una funzione attivante per tutto il sistema nervoso, qualità che viene infatti utilizzata proficuamente al mattino, mentre di sera può attivare Vata ed essere di disturbo ed ostacolo ad un naturale addormentamento. Di grande aiuto, prima di andare a letto, è massaggiare con cura la pianta dei piedi con olio tiepido, può essere usato anche semplice olio di sesamo. È utile anche bere una tazza di latte caldo magari con l’aggiunta di un po’ di noce moscata. Mentre l’abitudine di guardare la televisione a letto è molto negativa, l’apparecchio televisivo non dovrebbe nemmeno essere presente nella camera da letto. È infine importante cercare di vuotare la testa dai pensieri quando si è a letto, a questo scopo la meditazione, la preghiera o gli esercizi di respirazione possono essere molto utili. Una delle modalità consigliate dalla tradizione è quella di concentrarsi sull’ascolto del respiro, che deve essere profondo e lento, meglio in posizione supina e con le mani posate sull’addome per poterlo percepire al meglio.

Articolo tratto da ayurvedic point

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